Oggi voglio raccontarvi una storia. Ogni tanto lo faccio.
Nel gennaio del 2024 ho pubblicato un libro dal titolo “Ho ucciso Stephen King”, ispirato alle opere del re. Ero conscio dei rischi che correvo. Con un titolo del genere avrei attirato l’attenzione di un numero piuttosto alto di potenziali lettori, ma al tempo stesso le antipatie di un numero ugualmente consistente di detrattori. Sino ad allora avevo pubblicato dei libri discreti (credo), tutti con ottime recensioni. Ma volevo un libro di rottura, magari più sporco e meno bello dei precedenti, qualcosa di dirompente che potesse arrivare allo sconosciuto. Serviva una storia che dividesse, avevo bisogno di crearmi “un nemico” perché nessuno diventa un supereroe senza un nemico.

E così ho impostato una campagna pubblicitaria provocatoria e tra minacce velate di fan arrabbiati (“tu King non lo devi nemmeno citare”) e tentativi di boicottaggio di Amazon (“il suo titolo non è conforme alle nostre linee guida”) il progetto ha visto la luce. Amazon ha fatto un passo indietro dando il via libera alla pubblicazione e i fan dello zio si sono ricreduti lasciando recensioni positive.
Dopo circa un mese dalla sua pubblicazione “Ho ucciso Stephen King” è diventato “Bestseller Amazon”, risultando il libro più venduto nella sezione “Racconti”.
Il discreto successo e i suggerimenti di chi lo ha letto, mi hanno spinto a investire quanto incassato in un lavoro di traduzione per puntare al mercato americano, perché quando stai vincendo non esci dal gioco, ma punti il doppio.
Nell’ottobre del 2024, è venuto alla luce “Stephen King must not die”, la versione inglese di “Ho ucciso Stephen King”.

Nei primi due mesi il libro non ha venduto neppure una copia, del resto mi avevano avvisato che negli USA sei una goccia nel mare e senza sponsorizzazioni non ti nota nessuno. Poi, improvvisamente e per chissà quale motivo, il libro comincia a vendere.
Fin qui tutto bene, ma il 13 gennaio il libro viene bloccato. Richiedo spiegazioni via mail e per tutta risposta il mio account (non il singolo libro, ma l’intero account con tutti i miei libri) viene chiuso per “contenuti fuorvianti”.
Amazon dà, Amazon toglie. Amazon ci dà il pane quotidiano, ad eccezione che noi non induciamo gli altri in tentazione. La sentenza viene eseguita senza equo processo e la condanna risulta sproporzionata rispetto al reato (ma c’è stato un reato?) dal momento che non solo il libro incriminato è sparito, ma anche tutti gli altri miei testi, che con quello non hanno nulla a che vedere, sono fuori commercio. Muoia Sansone, ma crepino anche tutti i Filistei Ho sempre dato per scontato che prima o poi il mio libro ispirato a King sarebbe stato “bannato”, è in fondo una forma di pubblicità anche quella, o no? Ma mai avrei pensato di mettere in pericolo tutti gli altri miei figli. È un rischio che non avrei corso.
Scrivo una mail all’assistenza sollevando il precedente a me favorevole e cioè il blocco, poi revocato, del libro “Ho ucciso Stephen King”.
La risposta di Amazon, dopo un giorno e una notte passata come il condannato a morte che attende una grazia che difficilmente arriverà, è senza scampo: “Grazie per averci contattato. Abbiamo esaminato la tua risposta ma confermiamo la decisione di chiudere il tuo account perché hai pubblicato titoli con contenuti fuorvianti, inclusa la copertina che determinano un’esperienza negativa per i clienti. Non puoi più accedere al tuo account, alla libreria e ai report, abbiamo rimosso tutti i tuoi libri pubblicati sullo store, non hai più diritto a ricevere i pagamenti delle royalties in sospeso, non ti è consentito aprire un nuovo account”.
Pensate (e qui mi rivolgo agli amici scrittori), ai vostri libri cancellati per sempre dalla faccia di Internet. Nessun link di acquisto, nessuna traccia delle copertine per le quali avete sudato sette camice e investito i vostri risparmi, tutte le recensioni che vi hanno lasciato i lettori sparite, il vostro mondo letterario inghiottito dal nulla. Un paria cacciato dall’Eden. In questo momento i miei libri non esistono più. Se provate a cercarli, non li trovate. L’unica traccia del me scrittore che rimane è quella lasciata dal “motorino arancione”, libro pubblicato con CE e dunque non soggetto alla scure di Amazon.
Di questo incubo mi restano in mano solo sei copie cartacee di “Ho ucciso Stephen King” e “Sipario” e una di “Stephen King must not die”, libri che a questo punto diventano rari e introvabili. Hai visto mai che tra qualche anno i collezionisti faranno a gara per trovarli, un po’ come per “Ossessione” e “Unico indizio: la luna piena” per restare a tema King.
Volevo un nemico e forse l’ho trovato più grande di me. Joe Pensive è stato il martire da sacrificare.
E ora? Ora farò l’ultima cosa che resta da fare prima di intentare causa al colosso (e qui mia moglie, che è anche il mio avvocato, si sta già sfregando le mani di fronte a una controversia legale così difficile): invierò una copia del mio libro a Stephen King. Lo volevo fare da un pezzo, ma ho sempre avuto timore. Ora che non ho più nulla da perdere lo zio riceverà il mio omaggio. Al massimo mi citerà per danni così a mia moglie ne facciamo fare due di cause.
Ragazzi, ci vi vorrà del tempo, molto tempo prima di trovare una nuova piattaforma che ospiti di nuovo tutti i miei libri. Si riparte da zero, per ricostruire un profilo che non esiste più, per vincere una nuova sfida, perché se anche Joe Pensive è stato ucciso, Giuseppe Pensieroso non deve morire!