Ho pensato alla Fenice dopo aver letto questo libro di poesie. Come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte, Frasté si rialza dopo aver perso una battaglia. Guarda la propria armatura semidistrutta e se ne libera, mostrando al mondo le sue ferite. Le cicatrici sono il suo scudo per affrontare il dopo. Ed ecco che dalle pagine esce una parola: “consapevolezza”. I versi che leggiamo sono le grida di una donna consapevole della propria forza. Dopo il dolore la rinascita, dopo la sconfitta la gloria. Mai dimenticare le proprie ferite perché ci raccontano chi siamo e cosa abbiamo dovuto affrontare per arrivare sin qua. Anche se bruciano, proprio come un graffio all’altezza del cuore, in profondità, lì dove fa più male. Il libro è un monito, ma anche un messaggio di speranza, è l’urlo di chi dice al mondo “mai più” coniando una parola nuova, ma dal denso significato: “Fornever”.
Di solito ho difficoltà a recensire libri di poesie perché non sono poeta e nei versi mi perdo andando in confusione sul loro reale significato. Qui no, qui è tutto chiaro, forte, bello, pulito, limpido, accecante. La forza di questo volume sta anche nelle immagini, bellissime ed evocative rappresentazioni di cuori che fluttuano tra i capelli, gli occhi e la bocca dell’autrice.
Un libro che lascia una traccia, che ti graffia dolcemente e che, una volta chiuso, ti fa ripensare ai tuoi graffi sul cuore, quelli che hai imparato a domare, ma che qualche volta, inaspettati, bruciano ancora un pochino.