Una torta di nozze con in cima i due sposi girati di spalle. Non vediamo i loro volti, ma uno schizzo rosso (di sangue?) a sporcare leggermente la glassa bianca del dolce ci fa intuire che, a dispetto del lieto evento che si va a celebrare, forse i giorni a seguire non saranno poi così spensierati.
Basta la copertina del libro a introdurci nella gabbia asfissiante della relazione che lega Hellen e Jonathan. Non è tutto oro quel che luccica e dato che Dio ha giocato a carte con la nostra coppia e ha estratto la luna nera, ecco che il senso di claustrofobica ossessione in cui si trovano imprigionati Hellen e Jonathan ha subito un nome: Dylan. Il piccolo di 4 anni ha la sindrome di Down e una forma grave di diabete che gli provoca crisi glicemiche che se non trattate subito portano al coma. E gli attacchi più frequenti avvengono di notte, quando le ore si dilatano e la salvezza dell’alba appare lontanissima. Hellen non regge alla pressione, è sola in un comprensorio di poche case isolate sul mare australiano perché il marito, affermato chirurgo, è spesso via per lavoro.
E allora i due decidono di ricorrere all’aiuto di un presidio medico di nome Nuke, un dobermann addestrato dall’affascinante Caroline per rilevare qualsiasi crisi del piccolo e avvisare gli umani dell’imminente pericolo.
La storia è tutta qua e mi viene da sorridere pensando a una delle rare recensioni negative che ho letto su “Un nuovo giorno a Wonderson lane”: “non succede nulla”. Se così fosse il libro dovrebbe annoiare e invece tiene incollati alle pagine. Gaia non ha bisogno di “far succedere le cose”, non corre dietro a una trama piena di eventi, ma ci conduce per mano, attraverso le nostre paure, ci prende letteralmente e ci cala nel nero abisso dell’animo umano.
Quattro personaggi, una manciata di case disabitate, un cane, un gatto e la spuma del mare che gorgoglia rumorosa sotto un cielo plumbeo. Non serve altro per tuffarsi nei segreti nascosti dell’essere umano.
La cornacchia che parla nella testa di Hellen è uno spillo che ci trafigge il cervello; le sedute erotiche basate sul dolore cui si costringe Jonathan sono la cura. Dolore contro dolore, lui combatte il male psicologico con quello fisico.
E ogni pagina che giriamo è un gradino in discesa verso gli inferi.
La scrittura di Gaia è perfetta, lineare, suadente; è come i suoi personaggi, sussurra parole al miele all’orecchio per adularci e subito dopo averci convinto a seguirla ci graffia il cuore.
Un libro esemplare, confezionato con cura, finemente ricamato con splendide illustrazioni.
Un prodotto self qualitativamente migliore di tanta celebrata editoria, consigliato agli amanti del thriller e a tutti quelli che, indifferentemente dal genere, amano i libri scritti bene.