È difficile spiegare di cosa parla “Cuori in Atlantide”. È difficile anche dire se si tratta di un romanzo o di racconti.
“Cuori in Atlantide” è un magnifico affresco della società americana lungo 40 anni.
Sono cinque racconti che vanno dal 1963 al 2000 e che descrivono una generazione, una generazione segnata dalla guerra in Vietnam.
“Cuori in Atlantide” parla dell’amicizia di tre ragazzi, Bobby, Sully e Carol che giocano a baseball e vengono bullizzati dai ragazzi più grandi. Sully parte per un campo estivo e Bobby e Carol si baciano sula ruota panoramica, il loro primo bacio, che conserveranno per sempre dentro di loro, ricordandolo più volte lungo le pagine del libro. Bobby conosce Ted, un tizio che sembra venuto da un altro mondo, che gli consiglia di leggere “Il signore delle mosche”, di William Golding, sconvolgendo la sua visione delle cose.
Quando Sully torna dal centro estivo le cose sono cambiate. Ted è stato “rapito” da alcuni tizi più strambi di lui. Bobby e sua madre cambiano città e Carol si fidanza con Sully.
I ragazzi crescono e nel secondo racconto Carol è al college dove conosce Peter un bravo ragazzo che invece di studiare gioca a carte, a “Cuori” per la precisione.
Mentre i ragazzi scoprono il significato della “zampa di pollo” che altro non è che il segno della pace, il mondo attorno a loro comincia a crollare così come Atlantide è sprofondata nel mare. Quelli di loro che non ce la faranno a completare il corso di studi finiranno arruolati in Vietnam, a combattere una guerra assurda che lascerà su molti di loro il segno.
“Cuori in Atlantide” è tutto questo e molto altro. È un romanzo di formazione, di crescita, di dipendenza, di denuncia sociale. È la storia de passato che torna a turbare il sonno del presente.
I bambini di 11 anni del primo racconto diventano prima adolescenti, poi uomini e donne. Alcuni di loro moriranno in Vietnam, altri porteranno in America il ricordo di tutto quel selvaggio verde, perché “gli anni ’60 non furono magnifici, sono esistiti veramente.”
Un King malinconico, che ricorda gli anni di lotte studentesche, le manifestazioni pacifiste che poi tanto pacifiste non erano. In questo libro è lontano mille miglia dal canone orrorifico, ma riesce lo stesso a sorprenderci con un collegamento geniale alla sua saga della Torre Nera.
Un complesso e completo trattato sociologico su chi eravamo e dove siamo andati, sul valore del tempo e dei ricordi, sul passato che torna a trovarti e puoi solo sperare che ti porti in un posto in cui vuoi andare, sul potere dell’amicizia e dell’amore, sul cuore che si piega, ma non si spezza e per quante delusioni ci regala ci costringe a sopravvivere e andare avanti, un romanzo sulla speranza, con un tocco di magia che non guasta.
Lacrime finali, come sempre, come è giusto che sia.