Rosa tenue, poi rosso, sempre più acceso, colori che diventano di fuoco, come lava incandescente, il sole si avvicina all’orizzonte, bacia la terra e ne screpola le labbra. Poi il vermiglio si fa metallico, si trasforma in azzurro e blu. Luna e sole si sono divisi il cielo senza litigare e hanno scelto, ognuno a modo loro, come dipingere questo angolo di mondo e che emozioni regalare agli occhi di chi ha la fortuna di essere qui. Un senso di libertà, ma anche di lontananza mi avvolge, solitudine e voglia di condividere il momento, malinconia e gioia, rilassatezza e felicità.
La notte breve mi culla, tra le sue fresche braccia. La sveglia alle cinque, mi scuote, troppo in anticipo, per un sole che sorge solo alle sei. Con l’alba non ci si indovina mai. Il chiarore mi attrae fuori come canto di sirena, ma se anche sembra ormai giorno, il sole pare essersi dimenticato del suo ruolo e non fa capolino.

Immortalo i primi colori, il cambiamento delle sfumature, fotografo la mia ombra lunga che si staglia sulla sabbia e aspetto.
In genere al tramonto si fa una corsa, pochi secondi per catturare quel colore così irripetibile e poi la palla infuocata annega nel mare o sparisce dietro le rocce. Per l’alba invece è il contrario, è un’attesa lenta, come se anche il sole avesse sonno e facesse tutto a rallentatore, ridestandosi con fatica.
Poi un unico raggio ti ferisce gli occhi, rimbalza sulla sabbia e annuncia al mondo che è giorno e la cupola di luce esce fuori, sale, riscalda, colora, vivifica, sposta la data del calendario avanti di uno e riprende la sua salita verso l’alto a ricordarci che il tempo non è immobile.