Quando Stephen King incontra gli X-Men
Non fatevi ingannare dalla quarta di copertina che recita “Un romanzo all’altezza di It”. Siamo lontani da quel capolavoro e più vicini a libri quali “L’incendiaria” o “Carrie”, soprattutto per l’argomento trattato, ma è comunque un’ottima storia.
Una fantomatica organizzazione che opera su scala mondiale rapisce bambini telepatici e telecinetici per rinchiuderli nell’Istituto del titolo e sottoporli ad esperimenti scientifici atti a potenziarne le capacità. In realtà si tratta più di torture (la terribile vasca d’acqua per annegamenti simulati e lì che aspetta gli adolescenti più ribelli) che porteranno i ragazzi ad una consunzione fisica e mentale che però avrà uno scopo ben preciso che qui non riveliamo.
Luke, un dodicenne con intelligenza eccezionale, pronto ad iscriversi all’Università, viene strappato nottetempo dalla sua famiglia (sterminata senza scrupoli) e condotto all’Istituto dove farà la conoscenza di altri come lui e stringerà un’amicizia potente ed indissolubile con Kalisha, Nick, George, Iris ed il piccolo Avery, il più dotato di tutti. Unendo le forze cercheranno di far crollare l’istituto e di trovare una via di fuga, aiutati da Tim, una guardia notturna di un piccolo paese sperduto nel nulla. Ed è proprio nel legame d’amicizia di questi ragazzi che King esprime il meglio di sé, come ci ha abituato fin dai tempi di “Stand by” me e, appunto, di “It”, con storie di formazione adolescenziale tanto abilmente narrate che ci hanno fatto volare con la fantasia.
La velocità con cui questi bambini saranno costretti a crescere li porterà ad uno scontro epico contro la direttrice dell’Istituto, la perfida signora Sigsby.
Il libro scorre veloce senza intoppi né lentezze di sorta. Pur essendo lontano dai suoi capolavori e pur rielaborando un tema da lui già usato, King ci accompagna magistralmente lungo i sentieri di un romanzo di formazione e di perdita dell’innocenza che verso le pagine finali vira verso epiloghi fantascientifici di Dickensiana memoria.